Lunedì 9 settembre 2013 l’Arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola, ha resentato in Duomo, ai vescovi, ai sacerdoti e ai laici impegnati della Diocesi, il nuovo Piano pastorale 2013-2014, intitolato: ‘Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all’umano’.
Il titolo del Piano pastorale è riferito alla nota parabola evangelica del Seminatore, riportato dall’Evangelista Matteo al cap. 13°. L’idea di fondo di tutto il Piano pastorale è la ‘missionarietà’, in relazione e in continuità con l’azione pastorale di Papa Francesco, nei suoi primi sei mesi di pontificato.
La Chiesa che è a Milano vorrà impegnarsi nell’annuncio del vangelo, a tutto campo e con tutte le sue forze, nell’intento di andare incontro all’uomo moderno per offrirgli la possibilità di credere e di salvarsi.
Il Piano pastorale è contenuto in un libretto di 72 pagine, con una prefazione, 7 capitoletti e una appendice.
lo l’ho letto, rilettoattentamente, e ora vorrei presentarlo in forma semplice e riassuntiva, pur rimanendo fedele al testo, per farlo conoscere a tutti, anche. .. ai non addetti ai lavori!
Nella Prefazione, lo sguardo dell’Arcivescovo si posa sul Duomo di Milano, inteso come la ‘casa di tutti i milanesi’ e come ‘realtà vivente’. Il Duomo è dedicato a ‘Maria Nascente’, ad indicare che è la Madonna che conduce gli uomini a Gesù e al suo vangelo di salvezza.
Cap. 1° - PREZIOSE CONFERME (pag. 9)
Nel primo capitoletto, l’Arcivescovo ricorda i recenti avvenimenti della vita religiosa e civile di Milano: il 7° Incontro Mondiale delle Famiglie nel giugno 2012, l’Anno Costantiniano, la visita del Patriarca di CostantinopoliBartolomeo I° a Milano, la Lettera pastorale dell’anno scorso ‘Il Dio vicino’, che indicava i pilastri di ogni comunità cristiana, descritti negli Atti degli Apostoli (At. 2, 42-47).
L’Arcivescovo ricorda poi l’individuazione delle linee pastorali comuni, miranti a formare ‘l’unità nella pluriformità’. Ci sono stati poi due eventi eccezionali: la rinuncia a sorpresa al Pontificato di Papa Benedetto XVI e la grazia dell’elezione di Papa Francesco. C’è poi un accenno ad un altro evento eccezionale per la comunità civile e religiosa, l’EXPO 2015.
L’ultimo riferimento è all’Europa, carica di prospettive, ma che ha bisogno di un rinnovamento, al quale non rimarrà estranea anche la diocesi di Milano, che pure è contagiata da un certo ‘ateismo anonimo’ (vivere come se di fatto Dio non esistesse).
Il cattolicesimo popolare di Milano, ancora vitale sul territorio, (lo dimostra la vivacità degli Oratori estivi, la solidarietà verso gli ultimi, la seconda fase del ‘Fondo Famiglia e lavoro, la partecipazione al lutto delcard. Carlo Maria Martini,è chiamato a rinnovarsi, cioè a passare dalla ‘convenzione alla convinzione, per trasmettere i1 deposito della fede alle generazioni future.
Cap. 2° IL BUON SEME DEL VANGELO (Mt. l3, 38) (pag. l7)
Nonostante che molti battezzati separano la fede dalla vita (ateismo anonimo), lo Spirito del Risorto continua a sorprenderci. Gesù, nonostante il rifiuto di molti, si commuove davanti alle folle, ai bambini, ai malati e parla loro in ‘parabole’, in modo che tutti possano capire. Una di queste parabole è quella del ‘seminatore, o ‘del buon grano e della zizzania’.
‘Il regno dei cieli è simile a un uomo, che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi domandarono al padrone di casa e gli dissero.
‘Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?’. Ed egli rispose loro.· ‘Un nemico ha fatto questo ’. E i servi gli dissero.·
‘Vuoi che andiamo a raccoglierla?. No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che I ’uno e l’altro crescano insieme fino alla mietitura, e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla,· il grano invece riponetelo nel mio granaio.’ (… ). Poi congedò la folla ed entrò in casa,·
i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli.· ‘Spiegaci la parabola della zizzania nel campo ’. Ed egli rispose.· ‘Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel Regno del Padre loro.
Chi ha orecchi, ascolti!’ (Mt. 13, 24-30 e 36-43).
Facciamo qualche sottolineatura a questa parabola
* Anzitutto è Dio che prende l’iniziativa e che agisce nel mondo. Il campo è il mondo, è il luogo in cui Dio si manifesta in modo sorprendente e sempre con amore.
* Il Seminatore è Gesù, di fronte al quale non si può rimanere indifferenti: o lo si accoglie o lo si rifiuta. Tutto questo naturalmente coinvolge la nostra libertà.
* La risposta della nostra libertà non è immediata, ma richiede tempo e non è dato a noi giudicare la libertà degli altri.
* Gesù dona agli apostoli uno sguardo nuovo sul mondo; non vede solo la zizzania, come gli apostoli, ma si sofferma sul buon grano.
* Noi dobbiamo avere uno sguardo paziente e misericordiososul mondo, perché esso è anzitutto ‘il luogo della buona semente’. Occorre quindi avere una visione positiva del mondo. Esiste anche il male, la zizzania, ma Gesù se l’è caricata sulle spalle per redimerla.
Cap. 3° - IL CAMPO E’ IL MONDO (pag. 25)
* La fede è un dono. Come superare la diffidenza diffusa verso la fede e la Chiesa? La risposta l’ha data Papa Francesco nell’Enciclica ‘Lumen fidei’: La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, il quale ci ama e ci dona ‘occhi nuovi’ per vedere la realtà. E’ sull’amore di Dio che dobbiamo costruire la nostra vita. La fede consiste nello sforzo di modellare la nostra vita su quella di Gesù.
* Anche gli apostoli e i discepoli, dopo l’incontro con Gesù, hanno cambiato vita. Si tratta di coltivare una relazione con Gesù, che dà pace. L’incontro con Gesù non toglie nulla all’avventura umana, ma offre la piena possibilità di compierla. In questo senso il buon seme diventa il vero vangelo (buona notizia) per gli uomini.
* ‘Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito’. Il mondo è il luogo in cui operiamo noi, e diventa la ‘città degli uomini’, per tutte le loro manifestazioni
* La fede apre a tutte le dimensioni dell’esistenza, che si possono sintetizzare in tre elementi comuni: affetti, lavoro, riposo.
* Affettì. Le persone chiedono di essere amate per poter amare definitivamente. L’amore è per-sempre e apre alla fecondità. Nelle diverse età della vita i legami di affetto possono decidere della felicità o della infelicità di ogni persona.
* Lavoro. La situazione è drammatica. Il lavoro è un bene ed è un bene comune. Si tratta però sempre del lavoro dell’uomo, che è il soggetto del lavoro il cui primato va sempre difeso e affermato. Il lavoro è fattore esenziale per la dignità dell’uomo e per la piena realizzazione della sua personalità.
* Riposo. Quello del riposo è un diritto-dovere codificato fin dall’antichità. Ne parla la Genesi al cap. 20. Lo Statuto dei lavoratori sancisce il diritto al riposo. Il tempo libero però non è solo quello non occupato dal lavoro, ma deve essere il ‘tempo dei desideri’, in cui ciascuno ha la possibilità di dedicarsi a tutto quello che è piacevole e gratifica il corpo e la mente.
* Il Convegno ecclesiale di Verona del 2006 ha riflettuto sugli ambiti della vita affettiva, del lavoro e della festa, della fragilità umana, della tradizione, della giustizia. A ben guardare tutti questi tempi rientrano nelle tre dimensioni che abbiamo indicato: affetti, lavoro, riposo.
Cap. 4° GESU’ CRISTO EVANGELO DELL’UOMO (Pag. 37)
* Per un cristiano non c’è nessun ‘estraneo’, perché tutti vivono nello stesso mondo, dove tutti siamo invitati a coltivare ‘la cultura dell’incontro’ con tutti, come ci è stato di esempio il card. Carlo Maria Martini.
* Il campo in cui viene offerto l’incontro con Gesù è il mondo, nel quale il discepolo sa di essere preceduto e atteso da Gesù, e dal suo amore.
* L’uomo contemporaneo si pone un interrogativo: ‘Chi vuol essere l’uomo del Terzo millennio?’
* Gesù venendo nel mondo , ci ha resi ‘per grazia’creature nuove. I cristiani devono quindi restituireil dono, comunicandolo agli altri.
* I cristiani in qualsiasi momento devono poter dire all’altro: ‘Vieni e vedi’, e cosi apparirà la comunione ecclesiale e si vedrà che le differenze non ostacolano ma edificano la vita di tutti.
* I cristiani devono essere dei testimoni di Gesù non solo dando buon esempio, ma facendo trasparire nel proprio comportamento la figura di Gesù, come è avvenuto per la Madonna, San Giuseppe e tutti i Santi.
* Il testimone, quando è autentico, fa sempre spazio all’interlocutore e a tutte le sue domande. Dobbiamo aprirci al confronto con tutti e in tutti gli ambienti dell’esistenza umana. Se la fede si rafforza donandola, la testimonianza consente di gustare ancora di più la bellezza della vita cristiana.
* L’impegno del cristiano è di documentare in prima persona che Gesù è ‘Via,Verità e Vita’. Ciò vale anche per il terzo millennio.
* Il testimone, sapendo di essere un servo inutile, non teme di esporre se stesso a tutti i rischi dell’annuncio. Tutti i fedeli della nostra diocesi sono chiamati ad una verifica non più rinviabile.
* In questi convulsi tempi di cambiamento non possiamo non fare una verifica sulle tre dimensioni della vita, proclamate nel Convegno ecclesiale di Verona, nel sulle: affetti – lavoro – riposo
* Per quanto riguarda gli affetti bisogna domandarsi perché la parola cristiana sull’amore è così poco attraente, perché si ha paura dell’unione ‘per sempre’, ecc.
* Anche nel campo del lavoro i cristiani hanno la responsabilità di essere il seme buono e devono vivere come discepoli che non nascondono la loro fede. Devono impegnarsi di più in quella eminente forma di carità che è la politica e operare in
ogni settore del mondo del lavoro.
* I cristiani devono essere seme buono anche nel tempo del riposo, ricordando che il nome cristiano del riposo è la festa e il cuore della festa è la celebrazione eucaristica. La domenica deve essere il tempo della lode, della intercessione, della speranza, dello svago, della condivisione e della letizia. La domenica è un bene per tutti.
Cap.o 5° - UNO STRUMENTO OFFERTO A TUTTI (pag. 51)
La Lettera pastorale è per tutti gli uomini e donne di buona volontà, per aiutarli a riflettere sul significato della loro vita. E’ un’offerta di dialogo tra il vescovo e tutti i cittadini come auspicava il card. Carlo Maria Martini, nei suoi ‘Discorsi alla città’, alla vigilia della Festa di Sant’Ambrogio.
Lo scopo ultimo della Lettera è quello di scoprire lo sguardo di Gesù su noi e sul mondo, per imitarlo, e di chiedersi se la nostra vita cristiana trova davvero in Cristo il suo compimento. Certo che occorre un cambiamento di mentalità, una ‘conversione’ personale e nel contempo una verifica della vita delle varie comunità.
Cap.o 6 - TRE CRITERI (pag. 55)
Per orientare la nostra vita verso la testimonianza, l’arcivescovo indica 3 criteri
1) Valorizzare la vita ordinaria delle parrocchie, delle Comunità pastorali, delle Associazioni, ecc., secondo le indicazioni comuni della Lettera pastorale.
2) Ricercare ‘1’unità nella pluriformità’, necessaria per testimoniare Gesù Cristo come l’evangelo dell’umano. Ogni cristiano, secondo il proprio dono, deve dare una testimonianza specifica al vangelo e soprattutto deve testimoniare che ‘1a Chiesa non ha bastioni da difendere, ma solo strade da percorrere’. L’arcivescovo rivolge poi alcune raccomandazioni ai ministri ordinati, riguardanti soprattutto l’unità del presbiterio intorno al vescovo.
3) Ripensare l’attività della Curia e degli Uffici diocesani secondo due criteri:
a) Curando meglio il coordinamento tra le parrocchie e gli Uffici
b)Snellire il loro apparato per assicurare un effettivo servizio.
Cap.o 7° — UNA METROPOLI EUROPEA, UNA CHIESA PRESA A SERVIZIO ( pag. 61)
E’ significativa la foto di copertina della Lettera pastorale perché mostra una città antica e nuova, una città che cambia. ‘E’ una foto che sottende una geografia umana’ della nuova città.
L’arcivescovo parla delle due dimensioni di Milano, quella civile e quella religiosa, che si fondano ‘nell’ambrosianità’ di Milano. Due dimensioni che fanno ben sperare, nella certezza che ‘il seme sta lentamente trasformandosi in messe’.
Anche l’Europa, pur ‘essendo stanca e affaticata’, si riconosce in una fede religiosa ancora al 71% della popolazione. La gente è alla ricerca anche del senso religioso da dare alla propria vita. E’ positivo poi il fatto che la famiglia, in Europa, tiene bene e resta sempre ai primi posti nella graduatoria.
Di fronte alla domanda religiosa, la fede ci chiede di generare una realtà umana nuova. Le difficoltà che presenta il nostro tempo turbolento, non sono una minaccia, ma una opportunità per annunciare il vangelo.
I cristiani sono ‘operai nel campo del mondo’. Essi sono ‘presi a servizio dal Seminatore’, e devono confidare nella longanimità del Seminatore. ‘Dio ha uno sguardo vivo, è una presenza reale’.
Milano ha un suo futuro, ha una parola da dire a tutto il Paese. Forse per il momento è solo un balbettìo, ma ‘la speranza - dice Peguy - non è una virtù bambina?’
APPENDICE (pag. 66)
Senza interferire nella vita ordinaria delle comunità, l’arcivescovo intende proporre alcuni appuntamenti comuni, che richiamano l’attenzione di tutti: il cammino è ‘portare a tutti il vangelo di Gesù Cristo’. Non vuol essere un programma, ma indicare soltanto uno stile missionario rinnovato.
Gli appuntamenti comuni sono soprattutto tre:
1) La predicazione dell’arcivescovo in Duomo nel Tempo di Avvento
2) La Via crucis nei venerdì di Quaresima
3) La venerazione pubblica del Santo Chiodo, custodito nel Duomo.
• L’arcivescovo propone poi tre incontri ufficiali per il clero e i laici: con l’arcivescovo di Vienna, con l’arcivescovo di Manila e una Convocazione plenaria del clero, per fare una verifica del cammino percorso.
• Verranno proposti anche alcuni incontri in città e nel territorio con i rappresentanti della comunità civile.
• Da ultimo, verrà lanciata una iniziativa ecumenica di evangelizzazione, dal titolo: ‘Gesù Cristo, evangelo dell’umano’. Ci saranno anche degli incontri con gli Ebrei, i Musulmani e i Buddisti.