L’Enciclica ‘Lumen fidei‘ (La luce della fede) annunciata da tempo, ha visto ufficialmente la luce il 29 giugno 2013, festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
Reca la firma di Papa Francesco, nel suo primo anno di pontificato, ma si sa che è stata scritta a ‘4 mani’, dall’emerito Papa Benedetto XVI e da Papa Francesco Bergoglio.
Papa Benedetto XVI l’aveva prevista e preparata per celebrare l’Anno della fede e per completare la trilogia delle sue Encicliche sulle tre virtù teologali.
Dopo la ‘Caritas est’ sulla carità (2007), dopo la ‘Spe Salvi’ sulla virtù della speranza (2009), non poteva mancare quella sulla fede ‘Lumen fidei’ sulla fede (2013).
L’Enciclica consta di un centinaio di pagine ed è formata da una Introduzione e da 4 capitoletti, suddivisi, per praticità, in 59 numeri.
Gli ultimi due numeri (58 e 59) sono dedicati alla figura di Maria, modello di fede per tutti i credenti.
Io ho cercato di leggerla attentamente e di presentarla in modo facile, pur rimanendo fedele al testo.
Ognuno potrà poi ripercorrere ogni capitoletto della Lettera, approfondendo ciò che più gli aggrada.
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INTRODUZIONE (cap. 1-7)
Tratta della fede in generale come ’luce da riscoprire’. La luce della fede è il grande dono che Gesù ha portato agli uomini: ‘Io sono la resurrezione e la vita. Chi crede in Me, anche se muore, vivrà’. (Gv. 11, 46) Perfino i pagani sentivano il bisogno di una luce, che, erroneamente, identificavano nel Dio sole. (1) Sorge però una obiezione: la fede poteva servire nei tempi passati, ma oggi, in un’epoca globalizzata, tecnologicamente avanzata, serve ancora? O è un ostacolo alla ricerca in tutti i campi dello scibile umano? (filosofia di Nietzsche 1865) (2). La fede non è un salto nel vuoto che compiamo per mancanza di luce? L’esperienza insegna che la sola luce della ragione non basta a illuminare il cammino dell’uomo, sono solo ‘piccole luci’ che illuminano brevi istanti, ma sono incapaci di aprire la strada’ (3). L’uomo ha bisogno di una luce capace di illuminare tutta la sua esistenza e questa può venire solo dall’alto, da Dio. La fede è un ‘dono soprannaturale’ che ci dà ‘occhi nuovi’ per vedere la realtà. Nell’Enciclica il Papa, riferendosi a Dante, intende parlare di questa fede ‘perché cresca e illumini il presente fino a diventare stella che mostra gli orizzonti del nostro cammino, in un tempo in cui l’uomo è particolarmente bisognoso di luce’. (4) Per questo è stato indetto l’Anno della fede, ‘per farci sentire la grande gioia di credere’. I primi martiri consideravano la fede come una ‘madre’, che genera alla Luce, che è Cristo (5). L’Anno della fede è stato indetto per ricordare il 50° del Concilio Vaticano II, chiamato il Concilio della fede, in quanto ha affermato il primato di Dio in Cristo nella nostra vita (6). Papa Bergoglio ricorda che la Lettera Enciclica è stata scritta da Benedetto XVI, alla quale ha aggiunto ‘alcuni suoi ulteriori contributi’. Il compito del Papa consiste nel ‘confermare i fratelli’ e per questo invita ad ‘accogliere la Parola, che è Gesù Cristo, Parola incarnata. Lo Spirito ci trasforma, illumina il cammino del futuro, fa crescere in noi le ali della speranza per percorrerlo con gioia (7). |
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Cap. 1° ABBIAMO CREDUTO ALL’AMORE (cap. 8 - 36)
Il primo esempio di credente nella Bibbia, è Abramo, ‘nostro padre nella fede’, il quale, pur senza vedere Dio, ascolta la Sua parola e risponde alla Sua chiamata. ‘La fede è la risposta a una chiamata che ci interpella personalmente’. (8). La Parola di Dio rivolta ad Abramo consiste in una chiamata e in una promessa. La chiamata è a lasciare la terra, i beni e gli affetti; la promessa consiste in una grande benedizione (9). Ciò che viene richiesto ad Abramo, e a ogni credente, è di ‘affidarci al Padre’. ‘L’uomo fedele riceve la sua forza nell’affidarsi nelle mani del Dio fedele’ (10). La chiamata di Dio ad Abramo rivela la paternità di Dio. ‘La vita di Abramo non proviene dal caso o dal nulla, ma da una chiamata e un amore personali’ (11). Anche la storia del popolo Israele è simile a quella di Abramo. Israele scopre la paternità di Dio attraverso i fatti operati dal Signore a suo favore. Così la nostra fede è legata ‘al ricordo grato dei benefici di Dio a nostro riguardo’ (12). Israele ha subito spesso anche la tentazione dell’incredulità, che si è concretizzata nella idolatria, ossia nel rendere culto agli idoli e non a Dio. L’idolatria sconfina nel politeismo. La fede è l’opposto della idolatria. ‘Credere significa affidarsi a un amore misericordioso che sempre accoglie e perdona, che sostiene e orienta l’esistenza…’ (13). L’incontro di Israele con Dio avviene attraverso un mediatore, Mosè; così la nostra fede è mediata da una comunità, la Chiesa. ‘La fede è un dono gratuito di Dio che chiede l’umiltà e il coraggio di fidarsi e affidarsi a Lui…’ (14). La fede di Abramo era già orientata verso Cristo, anche a distanza di millenni. ‘La fede cristiana è centrata in Cristo, è confessione che Gesù è il Signore e che Dio lo ha risuscitato dai morti’. Gesù è la suprema manifestazione dell’amore di Dio per noi. ‘La fede cristiana è quindi fede nell’Amore pieno…’ (15). La prova massima dell’affidabilità dell’amore di Cristo si trova nella sua morte per l’uomo, anche per i nemici. ‘In questo amore, che non si è sottratto alla morte, per manifestare quanto ci ama, è possibile credere’ (16). La resurrezione è la massima prova d’amore di Dio per gli uomini (‘Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede’ 1 Cor. 15, 17)) e mostra che Dio è vivo e operante nella storia (17). Cristo non è soltanto colui ‘in cui crediamo’, ma anche colui ‘al quale’ ci uniamo per poter credere. Spesso noi ci affidiamo ad altri (al medico, all’architetto…) per conoscere le cose, così dobbiamo rivolgerci a Gesù. Non basta ‘credere che’ è vero ciò che dice Gesù, ma è necessario ‘credere a’ e ‘credere in’ Gesù. ‘Crediamo a’ Gesù, quando accettiamo la sua parola, la sua testimonianza, perché lui è veritiero’. ‘Crediamo in’ Gesù quando lo accogliamo personalmente nella nostra vita e ci affidiamo a Lui…’ (18). ‘Colui che crede viene trasformato in una nuova creatura… diventa figlio nel Figlio’. Non sono le opere che salvano, ma la fede. La salvezza, attraverso la fede consiste nel riconoscere il primato del dono di Dio (19). ‘La fede in Cristo ci salva perché è in Lui che la vita si apre radicalmente all’Amore, che ci precede e ci trasforma dall’interno, che agisce in noi e con noi’. (20). Ecco la novità cristiana: il credente viene trasformato dall’Amore e si apre alla fede, fino a dire con San Paolo: ‘Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me’. ‘Senza l’azione dello Spirito Santo è impossibile confessare Gesù come Signore’ (21). La fede è necessariamente ecclesiale. La fede non è un fatto privato, una concezione individualistica, un’opinione soggettiva, ma nasce da un ascolto ed è destinata a pronunciarsi e a diventare annuncio. Per chi è stato trasformato in questo modo, si apre un nuovo modo di vedere, la fede diventa luce per i suoi occhi (22). |
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Cap. o 2° ‘ SE NON CREDERETE, NON COMPRENDERETE’ (23-37)
Se non crederete, non comprenderete’, disse il profeta Isaia al re Acaz. Il profeta invita il re ad affidarsi soltanto alla vera roccia che non vacilla, il Dio d’Israele. ‘Poiché Dio è affidabile, è ragionevole avere fede in Lui, costruire la propria sicurezza sulla sua parola’ (23). Le parole di Isaia portano ad una conclusione: ‘L’uomo ha bisogno di conoscenza, di verità, perché senza di essa non si sostiene, non va avanti…’ ‘La fede senza verità non salva, non rende sicuri i nostri passi e diventa una bella fiaba…’ (24). Oggi viviamo in un tempo di crisi della verità. E’ vero solo ciò che la tecnologia ci propone. La ‘verità vera’ è guardata con sospetto. Domina il ‘relativismo’ per cui non esiste una verità assoluta. (25). San Paolo scrive: ‘Con il cuore si crede’. Il cuore è la sede di tutto l’uomo. E’ la fede che trasforma la persona e si apre all’amore…’ (26). L’amore da solo non ha stabilità se non è fondato sulla verità. Se è fondato sulla verità potrà durare sempre, mentre se è fondato solo sui sentimenti, diventa precario. Se l’amore ha bisogno della verità, anche la verità ha bisogno dell’amore. Amore e verità non si possono separare’ (27). Nella Bibbia verità e fedeltà vanno insieme. Il Dio vero è il Dio fedele, Colui che mantiene la sua promessa e permette, nel tempo, di comprendere il suo disegno’. Ciò vale per il popolo d’Israele, ma anche per tutti i popoli della terra. (28). San Paolo afferma che la fede è legata all’ascolto, che porta poi alla visione del volto di Dio (29). San Giovanni dice che i primi discepoli ‘sentendolo parlare così, seguirono Gesù’. Dall’ascolto alla sequela. La fede però è collegata con la visione. Giovanni, davanti al sepolcro vuoto ‘vide e credette’. E la Maddalena ha detto ai discepoli: ‘Ho visto il Signore!’ (30). La fede non è solo ascoltare e vedere, ma è anche ‘toccare’ (1 S. Gv. 1, 1 :’Vi trasmettiamo quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto… e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita…’. Con la sua venuta tra noi, Gesù ‘ci ha ‘toccato’ e, attraverso i Sacramenti, ancora oggi ‘ci tocca’. Con la fede possiamo toccarLo e ricevere la potenza della sua grazia (31). Giovanni Paolo II nell’Enciclica ‘Fides et ratio’ mostra come fede e ragione si rafforzano a vicenda. La luce della fede illumina tutti i nostri rapporti umani (32). Il momento decisivo per la conversione di Sant’Agostino non è stata la visione di Dio, ma piuttosto quello dell’ascolto, quando nel giardino sentì una voce che diceva: ‘Prendi e leggi’ (33). (San Paolo ai Romani, cap. 13°). Oggi si riconosce solo la verità soggettiva del singolo e si ha paura della verità comune perché si pensa che opprima, mentre, la verità che procede dall’amore, non si impone mai e dialoga con tutti (34). La luce della fede illumina anche il cammino di tutti coloro che cercano Dio. Dio è luminoso e può essere trovato anche da coloro che lo cercano con cuore sincero, come i Magi guidati dalla stella. L’uomo religioso è in cammino e deve essere pronto a lasciarsi guidare, a uscire da sé per trovare il Dio che sorprende (35). La teologia è impossibile senza la fede. La fede orienta la ragione ad aprirsi alla luce che viene da Dio. La teologia come scienza della fede è una partecipazione alla conoscenza che Dio ha di Se stesso. Richiede umiltà nella ricerca e fiducia nel Magistero della Chiesa, che non è una limitazione, ma un aiuto (36). |
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Cap. 3° ‘VI TRASMETTO CIO’ CHE HO RICEVUTO’ (37-49)
Gli elementi qualificanti del Battesimo sono: l’invocazione della SS. Trinità e l’immersione nell’acqua che ci purifica dai peccati e ci rende figli di Dio. Ne consegue l’importanza del catecumenato che è la strada di preparazione al battesimo, e alla trasformazione dell’intera esistenza nel Cristo (42). Il Battesimo richiama anche l’importanza dell’unione tra la famiglia e la Chiesa. I genitori servono non solo a generare i figli, ma a portarli a Dio, affinché, attraverso il battesimo vengano generati come figli di Dio e ricevano il dono della fede, che verrà poi confermato nella Cresima (43). La fede trova la sua massima espressione nell’Eucaristia che è il nutrimento della fede. L’Eucaristia unisce le due dimensioni dell’uomo, quella terrena e quella eterna (44). Nella celebrazione dei Sacramenti, la Chiesa trasmette la sua memoria soprattutto con la professione di fede. Nel Credo, il credente viene invitato a entrare nel mistero che professa e a lasciarsi trasformare da ciò che professa (45). Nel Credo, oltre alla professione di fede e alla pratica dei Sacramenti, ci sono due altri elementi che edificano la Chiesa: la preghiera (il Padre nostro) e il Decalogo. Il Decalogo non è un insieme di precetti negativi, ma di indicazioni concrete per camminare nella fede. Tutto ciò è affermato nel Catechismo della Chiesa Cattolica, strumento fondamentale per conoscere la fede (46). La fede è ‘Una’ per 3 motivi: anzitutto perché il Dio in cui crediamo è Uno. In secondo luogo perché si rivolge all’unico Signore che è Gesù. In terzo luogo perché la fede è condivisa da tutta la Chiesa, che è un solo Corpo e un solo Spirito (47). Dato che la fede è ‘una’ deve essere manifestata in tutta la sua purezza e integrità. Negare un punto della fede, significa danneggiare tutta la fede. La Chiesa deve vigilare perché venga trasmesso l’intero deposito della fede (48). La garanzia dell’unità della fede è data dalla Successione Apostolica. Essa poggia sulla fedeltà dei testimoni che sono stati scelti dal Signore per tale compito (49). |
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Cap.o 4° ‘DIO PREPARA PER LORO UNA CITTA’ (50-59)
La fede dei Patriarchi e dei Profeti dell’Antico Testamento non si configura solo come un cammino, ma come la preparazione di un luogo nel quale l’uomo possa abitare con gli altri (così per Noè, Abramo…) La fede non illumina solo il rapporto con Dio, ma anche il rapporto con gli uomini, perché nasce dall’amore di Dio. Il Dio affidabile dona agli uomini una città affidabile (50). La fede non allontana dal mondo e non risulta estranea all’impegno concreto dei nostri contemporanei. La fede è un servizio al bene comune. La fede è una luce per tutti. Essa ci aiuta a edificare la nostra società (51). Il primo ambito in cui la fede si manifesta è la famiglia. L’uomo e la donna possono promettersi un amore per sempre se è fondato sull’amore eterno di Dio (52). La famiglia ha un’importanza fondamentale nell’educazione alla fede, soprattutto dei bambini e dei giovani. Li aiuta a scoprire la vocazione all’amore e assicura che questo amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio (53). La fede è una luce che illumina anche i rapporti sociali e costituisce e il fondamento della vera fraternita. Ogni uomo è una benedizione per i fratelli, che deriva dall’amore di Dio manifestato in Cristo attraverso la sua passione, morte e resurrezione (54). La fede nel rivelarci l’amore di Dio creatore, ci fa rispettare maggiormente la natura perché ce la fa considerare come un dono. Quando la fede viene meno c’è il rischio che anche i fondamenti del vivere umano vengano meno. Se togliamo la fede di Dio dalle nostre città, si affievolirà anche la fiducia tra noi (55). La fede illumina il vivere sociale. Essa è una forza nella sofferenza. Nell’ora della prova solo la fede ci illumina. Proprio nella sofferenza e nella debolezza si manifesta la potenza di Dio. Il cristiano sa che la sofferenza non può essere eliminata, ma può ricevere un senso, può diventare un atto di amore (56). La luce della fede ci rende partecipi anche delle sofferenze del mondo. La fede non elimina le sofferenze, ma dà loro un senso che apre alla speranza in un mondo futuro (57).
La Madonna si identifica nel ‘terreno buono che produce frutti buoni’ di cui parla la parabola del seminatore riportata da San Luca. Ella ha ascoltato la Parola con cuore integro e buono e per questo ha prodotto frutti buoni. La Madre del Signore è icona perfetta della fede, come dice santa Elisabetta: ‘Benedetta colei che ha creduto’. Quando la fede è veramente vissuta riempie di gioia la nostra vita (58). La Madonna, per il suo legame con Gesù, è strettamente associata a ciò che noi crediamo. Ella è stata presente in tutti i momenti della vita di Gesù ed è presente anche nella nostra vita, come vera Madre.
L’Enciclica si conclude con una toccante preghiera a Maria, Madre della Chiesa e madre nostra.
‘Aiuta, o Madre, la nostra fede! Apri il nostro cuore all’ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata. Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa. Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede. Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare. Semina nella nostra fede la gioia del risorto. Ricordaci che chi crede non è mai solo. Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinche Egli sia luce nel nostro cammino. E che questa luce della fede cresca sempre in noi, finchè arrivi quel giorno senza tramonto, che è lo stesso Cristo, Figlio Tuo, nostro Signore!’.
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